Ti svegli di buon mattino, raccogli in una cartellina i tuoi documenti e raggiungi il più vicino ufficio delle tasse della metropoli occidentale in cui hai scelto di vivere un po' di tempo fa. Fai mente locale e, sì, hai tutto con te. Sei pronto ad affrontare gli impiegati dipendenti a tempo pieno della burocrazia locale. Sei persino pronto a parlare il loro dialetto. Sembra incredibile, ma c'è il sole anche se è ottobre.
Nell'ufficio sono tutti cordiali, per questo decidi di lasciare il tuo posto ad un immigrata cinese che bestemmia ideogrammi. Non capisci, ma dal tono di voce deve avere problemi più seri dei tuoi. Mentre la ragazza e l'impiegato faticano ad intendersi, ti rendi conto che lasciare il tuo posto da dipendente in un'azienda multinazionale non è stata l'unica dipendenza che hai abbandonato.
In ordine sparso ti vengono in mente:
la dipendenza economica dai tuoi genitori (molto presto, anche troppo)
la dipendenza psicologica dai tuoi amici (da qualche anno)
la dipendenza dal cibo (quando hai smesso di studiare)
la dipendenza da maria e fumo (solo due anni)
la dipendenza da cocaina (un anno scarso)
la dipendenza dalla pornografia (due settimane)
Ti chiedi a questo punto perché non riesci a smettere di fumare.
Mentre sei assorto nelle tue intelligentissime considerazioni l'impiegato e la ragazza finiscono di parlare a gesti. Dovrebbe essere il tuo turno. Ma l'impiegato, evidentemente esausto dopo dieci minuti di intenso lavoro, biascicando il suo dialetto ti comunica che va a prendersi un caffé. Il tuo umore non cambia.
Perché non riesci a smettere di fumare e di giocare in maniera compulsiva lo stesso gioco di calcio della playstation? Perché, invece, ti iscrivi in palestra, frequenti per un mese e poi ti stufi?
Tralasci la lista di attività che hai iniziato e poi abbandonato per noia dopo poco. Cerchi, piuttosto di concentrarti sulle ragioni per cui non riesci ad abbandonare le ultime due dipendenze che ti separano dalla libertà completa. Sono solo due, non dovrebbe essere così difficile, ti dici. Decidi che occorrono misure drastiche. Devi decidere una data. Dal primo novembre smetterai di fumare. Dal primo giorno del nuovo anno smetterai di giocare compulsivamente con la playstation (o almeno cambierai gioco). Anche se (su questo non ci metteresti le mani sul fuoco) il primo novembre non sarà di lunedì e nemmeno il primo giorno del nuovo anno.
L'impiegato ritorna sorridente e tu, oramai pieno di buoni propositi, ti avvicini al banco imperturbabile. Ricambi il sorriso e spieghi le tue ragioni. L'impiegato aggrotta le ciglia, teme di non aver capito. Ripeti con calma qual è il tuo problema e l'impiegato, ora sì, con sguardo comprensivo, ti indica un altro sportello. Non bestemmi. Non puoi bestemmiare. La tua giornata è iniziata col sole e non può terminare come le dodici fatiche di Asterix. Con pazienza ti avvicini all'altro sportello, aspetti il tuo turno senza battere ciglio ed esponi ancora una volta il tuo problema. L'impiegata, questa volta si tratta di una donna, circa trentanni, grassa e sudata, guarda i tuoi documenti. Per un tempo indefinito, che va dal secondo all'ora e mezza, la donna si allontana con la tua cartellina. Quando ritorna ha la faccia perplessa. Cosa succede, le chiedi? Nulla, lei non risulta all'anagrafe fiscale.
Ah... beh... Un problema da niente. Non risulti all'anagrafe fiscale. Sei fiscalmente anonimo. Un perfetto sconosciuto. Un senzatetto del fisco. Un barbone delle tasse. Un homeless dell'ufficio tributario. Il sole continua a splendere sul tuo tetto di cartone e da oggi hai una nuova consapevolezza. Per il fisco non esisti.
Chiedi ulteriori spiegazioni alla ragazza grassa e sudata (adesso ti sembra anche brufolosa e calva). Quando le ottieni, raccogli i tuoi documenti ed abbandoni l'edificio prima che esploda. Non appena fuori, maledici il giorno in cui non sei diventato evasore fiscale.
Eppure, il sole resta alto e hai una meravigliosa giornata davanti. Per questo, saluti tutti cordialmente e cerchi di capire in che modo puoi sprecarla.
Nell'ufficio sono tutti cordiali, per questo decidi di lasciare il tuo posto ad un immigrata cinese che bestemmia ideogrammi. Non capisci, ma dal tono di voce deve avere problemi più seri dei tuoi. Mentre la ragazza e l'impiegato faticano ad intendersi, ti rendi conto che lasciare il tuo posto da dipendente in un'azienda multinazionale non è stata l'unica dipendenza che hai abbandonato.
In ordine sparso ti vengono in mente:
la dipendenza economica dai tuoi genitori (molto presto, anche troppo)
la dipendenza psicologica dai tuoi amici (da qualche anno)
la dipendenza dal cibo (quando hai smesso di studiare)
la dipendenza da maria e fumo (solo due anni)
la dipendenza da cocaina (un anno scarso)
la dipendenza dalla pornografia (due settimane)
Ti chiedi a questo punto perché non riesci a smettere di fumare.
Mentre sei assorto nelle tue intelligentissime considerazioni l'impiegato e la ragazza finiscono di parlare a gesti. Dovrebbe essere il tuo turno. Ma l'impiegato, evidentemente esausto dopo dieci minuti di intenso lavoro, biascicando il suo dialetto ti comunica che va a prendersi un caffé. Il tuo umore non cambia.
Perché non riesci a smettere di fumare e di giocare in maniera compulsiva lo stesso gioco di calcio della playstation? Perché, invece, ti iscrivi in palestra, frequenti per un mese e poi ti stufi?
Tralasci la lista di attività che hai iniziato e poi abbandonato per noia dopo poco. Cerchi, piuttosto di concentrarti sulle ragioni per cui non riesci ad abbandonare le ultime due dipendenze che ti separano dalla libertà completa. Sono solo due, non dovrebbe essere così difficile, ti dici. Decidi che occorrono misure drastiche. Devi decidere una data. Dal primo novembre smetterai di fumare. Dal primo giorno del nuovo anno smetterai di giocare compulsivamente con la playstation (o almeno cambierai gioco). Anche se (su questo non ci metteresti le mani sul fuoco) il primo novembre non sarà di lunedì e nemmeno il primo giorno del nuovo anno.
L'impiegato ritorna sorridente e tu, oramai pieno di buoni propositi, ti avvicini al banco imperturbabile. Ricambi il sorriso e spieghi le tue ragioni. L'impiegato aggrotta le ciglia, teme di non aver capito. Ripeti con calma qual è il tuo problema e l'impiegato, ora sì, con sguardo comprensivo, ti indica un altro sportello. Non bestemmi. Non puoi bestemmiare. La tua giornata è iniziata col sole e non può terminare come le dodici fatiche di Asterix. Con pazienza ti avvicini all'altro sportello, aspetti il tuo turno senza battere ciglio ed esponi ancora una volta il tuo problema. L'impiegata, questa volta si tratta di una donna, circa trentanni, grassa e sudata, guarda i tuoi documenti. Per un tempo indefinito, che va dal secondo all'ora e mezza, la donna si allontana con la tua cartellina. Quando ritorna ha la faccia perplessa. Cosa succede, le chiedi? Nulla, lei non risulta all'anagrafe fiscale.
Ah... beh... Un problema da niente. Non risulti all'anagrafe fiscale. Sei fiscalmente anonimo. Un perfetto sconosciuto. Un senzatetto del fisco. Un barbone delle tasse. Un homeless dell'ufficio tributario. Il sole continua a splendere sul tuo tetto di cartone e da oggi hai una nuova consapevolezza. Per il fisco non esisti.
Chiedi ulteriori spiegazioni alla ragazza grassa e sudata (adesso ti sembra anche brufolosa e calva). Quando le ottieni, raccogli i tuoi documenti ed abbandoni l'edificio prima che esploda. Non appena fuori, maledici il giorno in cui non sei diventato evasore fiscale.
Eppure, il sole resta alto e hai una meravigliosa giornata davanti. Per questo, saluti tutti cordialmente e cerchi di capire in che modo puoi sprecarla.
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